In
conseguenza dell’esito elettorale ci troviamo di fronte ad un tragicomico
scenario  politico,  determinato principalmente  dal manifestarsi di  una viscerale repulsione  verso i partiti e soprattutto  verso le loro classi  dirigenti . 
I
partiti pagano per l’oggettiva  responsabilità che hanno nella determinazione
della crisi attuale e forse ancora di più, 
per il perpetuare del loro operato, che 
nonostante i seri problemi dei cittadini è tutto volto a difesa dei loro
interessi personali e di casta. 
E’ tragicamente reale e
non, come potrebbe sembrare, cronaca di fantascienza, che il PDL  organizzi una 
manifestazione contro l’arresto di 
Cosentino, dopo che, per impedirgli 
di candidarsi, lo hanno riconosciuto “impresentabile”  per i suoi problemi con la giustizia. 
Bisognava aspettarselo che
arrivassero segnali di rigetto nei confronti 
di  una classe dirigente che non
ha  mai 
considerato  di poter  essere coinvolta  in prima persona, che le loro facce, arrivate
a saturazione,  potessero non essere più
rigenerabili.  Invece, per ingordigia,   sono rimasti 
inerti di fronte alla richiesta di cambiamento  e hanno impedito, nel tempo,  la naturale e democratica crescita e  formazione 
di nuove classi dirigenti. 
Ma nonostante tutto,
non  c’è alternativa, è compito della
politica e dei partiti  risolvere questi
problemi. Una politica da rigenerare, come vanno rigenerati i partiti che
restano l’unica  forma costituzionale
possibile di gestione della democrazia, un principio che dobbiamo difendere con
forza.
Allo
stato dei fatti la soluzione è difficile, probabilmente  è tardivo anche il tentativo di Bersani
di  chiedere un accordo su una serie di
punti programmatici, al movimento dei cinque stelle, tra l’altro,  formulato mentre una fronda interna del suo
partito ne indebolisce ulteriormente la posizione,  manifestando di privilegiare l’opzione per un
governo di larghe intese.  
Questo,
come era prevedibile,  ha innescato un
violento dibattito in cui, in  tutta
evidenza,  ad essere in primo piano non
sono gli interessi della nazione, ma strategiche diatribe ad uso dei singoli
partiti e in qualche caso di singoli leader, 
come si evidenzia per Grillo, che tenta di ingabbiare  in settari vincoli di ubbidienza gli eletti
del suo movimento, impedendo loro 
qualunque contatto che potesse evidenziarne  contraddizioni di merito con la
vocazione  esclusivamente distruttiva del
suo programma.  
In
questo frangente  SEL è tenuta sostanzialmente
ai margini della vicenda, nessuno sembra accorgersi che le elezioni sono state
vinte da una coalizione  in cui Sinistra
Ecologia e Libertà  è stata protagonista,  ha raggiunto una rappresentanza parlamentare
di tutto rispetto, le idee  del suo
programma sono le più condivise e i suoi rappresentanti  i meno discussi.  
C’è
una marginalità non giustificata, 
avallata dalla mancanza di un intervento che chiarisca il nostro ruolo e
la funzione che vogliamo svolgere nel nuovo Parlamento, ed eventualmente nel
nuovo governo, alla luce dei complessi 
sviluppi determinati dall’esito elettorale.
Eppure abbiamo qualcosa da dire su quello
che si va prospettando, ad esempio dobbiamo marcare in modo serio la nostra
contrarietà a partecipare ad un governo di larghe intese, guidato da Bersani o
Renzi che sia,  come palesato in
alcune  dichiarazioni.  
Siamo
favorevoli, invece,  all’ipotesi di
offrire una opportunità di dialogo al 
movimento cinquestelle   di  cui immaginiamo  una base fatta di militanti che, in gran
parte, condividono con noi  origini
e  percorsi comuni  e hanno 
manifestato posizioni politicamente più responsabili del loro  farneticante leader.  
In piena sintonia con la
posizione assunta da  Vendola: "Bersani deve rivolgersi al Paese dicendo qual e' la
scossa elettrica che si deve dare per rimettere in piedi l'Italia, proporre una
squadra di governo di grandissima levatura e guardare ai grillini senza
pregiudizi". 
Ma
dobbiamo anche essere pronti a nuove elezioni e, in quel caso, dobbiamo attrezzarci
per essere più visibili e autonomi, perché non è certo, anzi e poco
probabile  che si ripeta la esperienza di
coalizione  con il PD.   
Abbiamo già fatto la
nostra valutazione sul voto, sintetizzando, 
il risultato ha confermato  quelle
perplessità che avevamo espresso in campagna elettorale e già prima nelle
primarie: abbiamo formato una coalizione con 
il PD,  rivelatasi  rischiosa e sul punto di compromettere
il  risultato finale,  che nonostante tutto , ha consentito a
Sinistra Ecolomia e Libertà di raggiungere quanto si era prefisso. 
Per
nostra prerogativa, non possiamo avere a riferimento vecchi schemi di
comportamento,  va quindi chiarito  che il risultato elettorale va accettato così
com’ è. Non serve  conformarci al  fare comune e 
trovare alchimie verbali  per
assolverci o fare mea culpa, 
dobbiamo  analizzare con calma gli
errori ed i punti qualificanti di questa esperienza. 
Ma,
indubbiamente,  con queste elezioni si
chiude una fase, quella di gestazione,  e
ne va aperta un’altra, una nuova pagina 
che ci porti “oltre”, sul piano 
organizzativo, strutturale e politico, un’esigenza sentita già prima
della emergenza elettorale e che può cominciare, come fatto formale,  dalla modifica del simbolo.
Abbiamo
chiesto e ottenuto di rappresentare i valori della sinistra in parlamento e ci
siamo riusciti, ora dobbiamo gestire questa responsabilità.  Una responsabilità che ci pone
prioritariamente il tema della organizzazione, per  consentire a questo partito  di essere concreto e autonomo, aprendosi nello
svolgimento della sua attività al massimo della partecipazione possibile. Un
partito che non può continuare  a vivere
all’ombra del PD, ma deve impegnarsi a concretizzare  tutte le idee innovative  che abbiamo enunciato e sperimentato nel
percorso che ci ha condotto fin qui. 
Rivalutando
esperienze come quella delle “Fabbriche,” aprendo in modo più consistente  e funzionale 
ai nuovi mezzi di comunicazione,  
dando più spazio  e
continuità  alla ricerca di occasioni di
contatto che consentano di parlare fisicamente alle persone, riproponendo il
presidio cadenzato dei  territori con
banchetti e  manifestazioni pubbliche.
Dobbiamo
determinare la nostra collocazione  a
livello Europeo,  offrire spazi
praticabili alla partecipazione per 
quelli che, pur condividendo 
valori simili,  nella competizione
elettorale si sono schierati autonomamente, non 
ottenendo  alcuna  rappresentanza istituzionale,  il riferimento è per i militanti del
movimento “Rivoluzione Civile” e a quanti si sono  allontanati 
e continuano a farlo  dal PD, e
quelli che a breve, inevitabilmente, abbandoneranno il movimento cinquestelle.
Tutto questo è di estrema
urgenza data l’instabilità della situazione che potrebbe chiamarci  a breve di nuovo alle urne. 
E’ chiaro che le
considerazioni qui esposte hanno un'unica conclusione logica, giungere ad una
fase congressuale nel più breve tempo possibile, che consenta di elaborare un
progetto politico che concretizzi in termini operativi  l’esigenza di una forza di sinistra
indispensabile  a  questa nazione.
Si
è chiuso un ciclo, quello fondativo,  ora
deve seguire la fase di assestamento, in qualche caso di consolidamento, noi di
S.E.L. , con Vendola,  siamo un po’ più
avanti degli altri partiti  nella
elaborazione di una prospettiva di rinnovamento,  perché abbiamo letto  con anticipo quello che questa nazione esige
dalla politica in questo particolare momento.
Siamo
partiti, infatti, dai temi del lavoro, dove vogliamo ripristinare alcuni
diritti fondamentali; non stiamo trascurando 
gli aspetti del welfare, battendoci per l’introduzione  del reddito minimo garantito; né il  tema della moralità e del costo della
politica;  e siamo fortemente impegnati
sui temi della legalità e dell’ambiente. 
La nostra idea di
rinnovamento non deve ridursi a puro formalismo,  si ottengono risultati positivi  se 
si  evidenzia  serietà e consequenzialità tra enunciazione e
comportamento, quando si dimostra che la democrazia si pratica e non è un
semplice enunciato,  un concetto che
vale  anche per il rinnovamento e la
formazione della classe  dirigente che
deve avere  come parametro la valutazione
 oggettiva  del merito e del fallimento,  in una dinamica che impedisca il consolidarsi
di posizioni di potere e garantisca la formazione e la crescita continua di
nuove classi dirigenti.
Sul piano locale è
indispensabile una rilettura della struttura organizzativa. In primo luogo è
sentita fortemente l’esigenza di stabilire un raccordo tra i circoli,  eventualmente 
organizzati in macro-aree territoriali, 
per consentire  la massima
apertura di partecipazione anche ai rappresentanti di territori in cui, per
ragioni numeriche, questi non sono stati istituiti. Un partito con limitate
risorse come il nostro, deve stabilire un 
circuito di mutuo soccorso dove condividere  con periodicità  idee, esperienze e manifestazioni. 
E’ necessario
rendere funzionali tutte le ipotesi organizzative rimaste senza seguito, dalle
aree tematiche all’allestimento di una struttura che si occupi organicamente di
comunicazione che consenta ai circoli, mediante un più efficace rapporto con
l’organizzazione provinciale, regionale e nazionale, di partecipare con il
proprio contributo, in tempo reale,  alle
scelte ed alle iniziative politiche.  
E’ determinante,
inoltre,  risolvere il problema del
tesseramento, è inammissibile  non avere
una anagrafe degli iscritti a disposizione dei circoli, né avere dalle tessere
un benché minimo beneficio  economico.
Abbiamo
concretizzato l’auspicio contenuto nel nostro motto elettorale “Benvenuta
Sinistra” adesso siamo impegnati a dare senso, contenuto e forza a questo
slogan.
12 marzo 2013
Circolo SEL -  P. Neruda - Caserta
 
 
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