Sull’esito
del voto, come sempre, la fantasia degli Italiani si esibisce senza limiti,
manipolando anche la crudezza dei numeri a cui bisognerebbe arrendersi.
Ma
questo è uno dei riti cui bisogna sottostare e non ci sottraiamo.
Con
il raggiungimento di una rappresentatività europea della lista “L’Altra Europa
Con Tsipras”, nonostante si sia fatto di
tutto per impedirlo, viene riconosciuta la necessità di una forza di sinistra
in Italia già sufficientemente consistente, e con buone potenzialità di essere
una forza di governo.
Ma,
fatto l’inciso, la prima delle sintetiche considerazioni post elettorali,
spetta al vincitore, Renzi. Gli italiani hanno deciso di scommettere su di lui,
probabilmente motivati dalla disperazione e oggettivamente privati di altre
opzioni credibili, e gli offrono una possibilità.
Il
PD, che non risolve nessuno dei suoi problemi, ha un re, Renzi, appunto, che
esce dal risultato elettorale arrivando con un solo balzo in cima
all’albero della cuccagna, ma il palo
che lo sostiene è saponato e senza appigli.
Berlusconi, Grillo, Alfano, ma anche le rappresentanze sindacali, non contano più. Renzi è un re nudo, deve
concretizzare da solo l’uscita dell’Italia dalla crisi e gli va augurato di
riuscirci.
L’altra
annotazione, certamente positiva, è il
forte ridimensionamento del partito di Grillo, creatore di confusione, che dimostra come il web, dove ha
articolato la rete grillina, conservando
tracce dei suoi martellanti passaggi,
permette nel tempo di rilevare vacuità, contraddizioni e banalità che, una
volta scoperte, diventano motivo di valutazioni più razionali di quelle
appesantite dalla rabbia, soprattutto quando in gioco è il futuro delle
persone. Gli altri dati positivi sono: il declino, “forse”, effettivo e definitivo di Berlusconi; il
ridimensionamento della destra e lo sfoltimento pressoché totale dei partitini
(Italia dei Valori, Scelta Europea, ecc.). Resta la Lega, che ha
beneficiato di uno sponsor oscuro e straordinario che gli ha
consentito di godere di una supervisibilità
sui media televisivi. Salvini è
stato presente per mesi, 24 ore al giorno, in tutti i programmi, anche quelli
culinari, oggi molto in voga, su tutte
le reti televisive , pubbliche e private (che sia un tentativo di promuovere
Salvini a nuovo leader della destra?).
Prima
di analizzare i numeri ed entrare nello specifico di SEL, è necessario fare un
piccolo passo indietro, altrimenti, come al solito, bariamo, pur giocando da soli. Abbiamo speso
tre anni, molti voti, credibilità e
funzione, per ritrovarci in una
situazione che ci dimostra che “la sinistra” è una necessità riconosciuta,
rappresentata da una classe dirigente non riconosciuta. Non riproporremo la
ricostruzione storica di questo partito, né un processo su quanto è stato
realizzato finora, e certamente non pensiamo di riaprire il congresso appena
celebrato, anche se, più che portare
conclusioni, ha lasciato tante pagine bianche e delle ferite aperte. Tuttavia,
non si può accettare l’ostinazione con cui abbiamo continuato ad
ignorare i problemi connessi ai processi lasciati in sospeso e andare
avanti come se nulla fosse, mentre questo partito sembra avviarsi verso la
dissoluzione.
Ci
rendiamo conto che, lontano dai centri importanti di discussione e decisione,
ci troviamo ad analizzare fatti e parole mediate, dati parziali e programmati, si può, quindi sbagliare.
Ma
è certo che il pasticcio nasce da li,
dal congresso blindato che senza
una discussione politica plurale, ha affidato, in modo veramente paradossale,
ad una classe dirigente che si è
ritrovata minoranza, una linea politica
che non gli apparteneva. Ne è scaturito
un ibrido istituzionale che si è
rivelato catastrofico nella campagna elettorale, proprio perché, come avevamo largamente previsto (vedi il
documento che come circolo abbiamo inviato come contributo al congresso), c’è,
al nostro interno, una forte confusione semantica sulla parola “sinistra”, come
le interviste post elettorali di questi giorni confermano.
Ed
è imbarazzante dover rilevare come questo partito abbia progressivamente, volutamente svilito i suoi
attributi originali, quelli che ne avevano caratterizzato la formazione e
determinato il consolidamento come forza aperta alla costruzione di un area di
sinistra in Italia, e si percepisce invece la volontà della classe dirigente
nazionale o parte di essa, di portare a conclusione questa esperienza,
nonostante i forti segnali che arrivano dal radicamento che faticosamente è
andato articolandosi nei territori.
Già
nella fase pre-elettorale delle politiche
2013, sono riaffiorate vecchie pratiche, ancorate a vecchie strategie,
utili solo alla conquista e al consolidamento di posizioni acquisite, che, retaggio di un pregresso storico/politico,
dovevano essere bandite, pregiudizialmente, da questo partito. Invece, motivate
da falsi timori e incapacità, hanno impedito e
impediscono di dare consequenzialità
alle aspirazioni su cui siamo stati chiamati a dare il nostro
contributo.
Il
danno che ne deriva rappresenta un colpo mortale non solo per SEL ma per il
futuro della “sinistra” in Italia. Vengono, infatti, compromesse le aspirazioni
di quanti avevano creduto che Sinistra Ecologia e Libertà potesse rappresentare
quella piattaforma su cui costruire la
speranza di un futuro diverso.
Si
sta vanificando l’auspicio che vedeva questo partito, capace dopo soli tre anni
dalla sua costituzione, di riportare la sinistra ad avere una rappresentanza
istituzionale nel parlamento italiano, di essere percepito come una realtà
diversa dalle nomenclature dei vecchi partiti che sono stati causa del fallimento
di questo Paese. Un partito che potesse rappresentare il modello di riferimento
di una forza in grado di affermare nuovi valori, raccolti in una parola,
“sinistra” che, sopravvissuta, un po' acciaccata, al crollo del muro di
Berlino, andava rivitalizzata come sinonimo di solidarietà sociale, di
eguaglianza delle opportunità, di benessere diffuso, di dignità del lavoro, di
politica come servizio alla collettività e preservazione dell’ambiente.
In
questi anni abbiamo affermato di voler essere sinistra di governo e adesso dopo
il risultato elettorale sento esattamente la stessa cosa. Ma che significa?
Abbiamo perso tre anni a saltellare intorno al Partito Democratico e, quando ci
ha scaricato perché siamo diventati un inutile impedimento alle larghe intese,
invece di caratterizzarci secondo le nostre idee, scientemente abbiamo cercato
di mimetizzarci, usando come schermi protettivi soggetti con improbabili futuri
politici: prima la difesa della costituzione con
Stefano Rodotà, poi Tsipras.
Tutto questo a causa anche di una legge elettorale, in vigore, che
ha compromesso l’autosufficienza di Sel
e una legge elettorale, in via di approvazione, che ne ridiscute l’esistenza. In
questo SEL deve dare maggiore incisività nell’opporsi all’ipotesi in campo e caratterizzarsi
innanzitutto in una seria campagna per la reintroduzione del voto di
preferenza.
Abbiamo già accennato alla crudezza dei numeri, bene, un analisi del voto fatta sui crudi numeri
dice che SEL, ha dimezzato la sua percentuale elettorale, raggiunta alle
politiche di appena un anno fa, (l’analisi dei flussi ha determinato una quota
del 40% per SEL all’interno della lista Tsipras, un partito ridotto, quindi, ad una
percentuale dell’1,6% sul piano nazionale). A questo dato va aggiunta come
aggravante, il fatto che esso è calcolato su una base elettorale minore di
quella delle politiche del 2013 e che
quantifica in oltre il 50% i voti persi,
circa 600.000, molti dei quali, sono confluiti sul Partito democratico, in
quanto, non hanno riconosciuto nella lista L’Altra Europa, i tratti identitari di Sinistra Ecologia e Libertà. Tra non molto
tempo Alexis Tsipras passerà dall’Europa alla Grecia, come è giusto che sia, per
guidare, con il partito Syriza il cambiamento nel suo Paese. Sinistra Ecologia
e Libertà deve continuare la strada intrapresa in Italia, con il suo simbolo e
la sua piattaforma di contenuti.
L'analisi dei numeri, però, non può prescindere da un'articolata
analisi delle forze messe in campo anche da un punto di vista delle personalità
sulle quali SEL e l'intera compagine di sinistra hanno deciso di
puntare. L'errore, già commesso nelle politiche del 2013, di voler a tutti i
costi garantire una postazione a quanti in questi anni hanno animato SEL, pur
condivisibile su un piano strettamente umano, ha determinato un effetto
deleterio su quanti si avvicinavano con interesse ad una forma partito che alle
origini si presentava come innovativa. Di contro, a queste candidature è
mancato anche un adeguato sostegno del partito.
Del
resto, lo stesso dibattito che sul raggiungimento del quorum che per avere
rappresentanza in Europa, è diventato motivo di turbativa piuttosto che un
obiettivo raggiunto, perché esso, costringe a mantenere un vincolo con gli
eletti, che abbiamo contribuito ad eleggere al parlamento europeo, e incoraggia
il comitato Tsipras a dare continuità all’esperienza della lista, creando
un'alternativa a chi prefigurava per SEL un futuro da cascame del PD.
Comunque,
il “caso SEL”, come viene considerato, non può essere affrontato e risolto con
dichiarazioni dei singoli leader rilasciate ai quotidiani o attraverso
comparsate televisive. Anzi, la logica e il buonsenso suggeriscono a questo
punto che non può essere questa classe dirigente ad indicare il futuro del
partito, soprattutto se si ostina a difendere le scelte che hanno provocato
questa catastrofe, ma poiché tutte le posizioni che stanno emergendo hanno
legittimità ad essere discusse, riteniamo opportuno che ci si attrezzi per una
sorta di consultazione che coinvolga i circoli e le rappresentanze
territoriali. Questo può avvenire in termini organizzativi ricaricando di
valenza politica la prevista conferenza di organizzazione che il congresso
aveva rimandato.
Va necessariamente riattivata una “campagna autorevole” di adesione
a Sel con l’intento, non di alimentare la logica delle “componenti” e dei “capi
componenti”, tutt’altro, ma con l’obiettivo preciso di rilanciare e rinvigorire
una discussione al nostro interno che voglia porsi come obiettivo finale il
rilancio e la rimodulazione del partito nelle sue articolazioni e nei contenuti;
tale discussione non può, come spiegato anche sopra, concludersi o essere
interpretata da singoli o esigui gruppi dirigenti.
Coordinamento
del circolo “P.Neruda” Sinistra Ecologia
Libertà -Caserta
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