Lo stato di Fatto
La
celebrazione del secondo congresso nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà
deve rappresentare  il punto di passaggio
del nostro partito alla maturità, e portarci “oltre” sul piano organizzativo,
strutturale e politico.  Ci deve
consentire di rimodulare l’esperienza politica di questi anni in funzione del
ruolo di “sinistra” italiana che abbiamo 
scelto di rappresentare. Nella stessa ottica, va ottimizzato il ruolo di
opposizione in Parlamento, dopo che le vicende post -elettorali hanno fatto
svanire la funzione di  governo per cui
eravamo candidati.  
Della
fallimentare esperienza di “Italia Bene Comune”, resta da gestire la
responsabilità di essere  punto di
riferimento per la sinistra in Italia, dobbiamo quindi marcare questa
connotazione che abbiamo rivendicato e che ci viene riconosciuta.    Ma siamo
in ritardo. Il tempo che ci vede 
invischiati, sul piano nazionale, nel gioco, truccato, della democrazia
che oggi esprime questo Paese, ci logora. Come l’inutile  perdita di tempo speso ad aspettare il
Partito Democratico, ostinandoci con ottusa insistenza a non riconoscerne come
gravi e irreparabili le mutazioni genetiche che ne hanno determinato la caotica
deriva in cui versa, e che lo vede, contestualmente, nel ruolo di governo e di
opposizione. 
Non
ci  ingannino i continui riferimenti al
cambiamento, Renzi, Civati o Cuperlo sono già sotto il controllo protettivo
della vecchia nomenclatura del partito. Questo rende poco credibile l’avvio
dell’auspicato rinnovamento e, soprattutto, marca la deriva centrista di questo
partito  costringendoci ad una
rivisitazione dei rapporti che SEL vorrà stabilire con esso per il futuro.   
A
tale proposito, per evitare di dare un segnale di subordinazione, sarebbe stato
meglio anticipare  il nostro congresso
rispetto al loro, fugando, così, ogni residua tentazione a migrare in un
partito che ha evidenziato tutta la sua inaffidabilità, l’approssimazione e la
feroce conflittualità interna, mettendo in discussione ogni  limite etico-morale,  collocandosi, così,  molto distante dal modello di partito che noi
vogliamo raggiungere.
Intanto,
il nuovo governo, voluto da
Napolitano, si è rivelato figlio della spinta restauratrice di un sistema
politico logoro e dannoso, che non riesce più a mascherare il fallimento
politico ed economico del Paese, diventando di fatto parte del problema.  Consolidandosi le larghe intese, tra PD e PDL
, infatti, si sono saldate, più profondamente, le forze portanti dei due blocchi
di governo che insieme, alternativamente, anche se con diversa rilevanza, hanno
in carico il 100% delle responsabilità della crisi attuale nel nostro
Paese.   Un accordo che agisce come un
tappo contro le innovazioni di uomini, di merito e di metodo, assolutamente  necessarie per affrontare  questa crisi che, è dimostrato, continua
ad  arricchire i ricchi e impoverire,
sempre di più, i poveri.
Provvedimenti
vuoti, platealmente carichi di ipocrisie, vengono creati come diversivi per
sfruttare una disponibilità propria delle situazioni di emergenza, quella
di  forzare le scelte e manipolare  le regole. Questo concetto si evidenzia con
sufficiente chiarezza nella legge di 
stabilità che sta per essere varata, che si configura come una manovra
economica approssimativa ed evanescente, che non risolve, nonostante la
richiesta di nuovi sacrifici, le penalizzazioni, i balzelli e la costante
perdita di posti di lavoro, la fase di 
recessione, da cui, unico in Europa, 
questo Paese, non riesce ad uscire.
Nel
mentre, Berlusconi è ancora lì, a
forzare provvedimenti che ne impediscano il definitivo declino, magari un’
amnistia, o nella speranza che dal 
ricatto continuo di far cadere il governo possa nascere un accordo che
lo rimetta in gioco.
Non
sorprende, quindi, che questo governo non riesca a motivare la sua esistenza
sulla base dei risultati raggiunti, ma minacci lo spettro di immani catastrofi,
in caso di decadenza, come se si potesse andare peggio di come hanno ridotto il
paese. 
Ma
come si esce da questa crisi se stiamo distruggendo l’ambiente, avvelenando il
territorio, sperperando il pregresso impianto produttivo costituito da
eccellenze universalmente riconosciute, e se costringiamo i nostri giovani ad
avviare una nuova stagione di emigrazione, come nel dopoguerra? Con
l’aggravante che questa volta a lasciare sono giovani di cultura e di alta
preparazione, un patrimonio che viene dilapidato dalla incapacità e mancanza di
coraggio, di un governo che si logora nel tamponare le continue emergenze,
invece di credere e investire nelle capacità di questi giovani che diventano
risorse per i paesi che li accolgono.
Come
sempre, è soprattutto il Mezzogiorno
a pagare il prezzo più caro della crisi, esposto, senza  difese, in un contesto che ne ha dimenticato
la fragilità strutturale,  vede
ulteriormente aggravato il rischio, ormai non più sostenibile, di attacco da
parte della povertà e della malavita organizzata. Ne è un esempio la catastrofe
ambientale in Campania, di cui, la cronaca di questi giorni, grazie alla
coraggiosa scelta di trasparenza della presidente Boldrini, fa emergere, in
tutta la sua gravità la responsabilità di chi, tenendo segreti i verbali delle
deposizioni del pentito Schiavone alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul
ciclo dei rifiuti, si è reso complice di uno scempio che è perseverato,
immunemente,  per un altro ventennio. Uno
scempio che oggi ci avvilisce perché la sua enormità lo rende pressoché
irreparabile.
E
non si evidenziano risposte adeguate verso le problematiche  del lavoro, dove si registrano ogni giorno
nuovi record negativi dell’occupazione, con percentuali inaccettabili nei
confronti dei giovani, il problema dei migranti, dopo l’emergenza dei tanti
morti,  è già passato in secondo ordine,
mentre tutto l’apparato politico istituzionale si dilania sul problema del voto
segreto o palese per la decadenza da senatore di Berlusconi. 
Tutto
questo, conferma quello che avevamo già rilevato, l’incapacità di questa generazione politica di
immaginare e progettare un’ ipotesi credibile di sviluppo per il  futuro del Paese, tutta chiusa a difesa dei
propri privilegi che continuano ad essere elargiti, nonostante i continui
scandali, a cominciare dal mantenimento della vergognosa legge elettorale.
E’una classe politica convinta di rappresentare e governare dei perfetti
idioti. Da qui  la necessità che dal
nostro congresso prenda corpo un iniziativa che ci porti sulla “STRADA GIUSTA”
, che significa porre le basi  per  elaborare il progetto di un nuovo modello di
organizzazione sociale ed economica, più giusto e solidale, che tenda a
richiudere il divario, ormai osceno, tra ricchi e poveri, che questo stato di
cose ha creato.
Ruolo e funzione 
Poiché
resta compito della politica e dei partiti, come insostituibili strumenti
costituzionali, portare a soluzione i problemi di questo Paese, questo
congresso deve promuovere, oltre al necessario consolidarsi di una più
opportuna struttura organizzativa, l’apertura di una discussione che porti  tutta la “sinistra possibile”,  comprese, quindi, le associazioni, i
movimenti ed i singoli cittadini, ad essere protagonisti dei cambiamenti
necessari a ricucire con la società un rapporto lacerato da anni, per evitare
che tutto continui come adesso. 
A questo scopo,
come segno di massima apertura al nuovo progetto,  è opportuno andare al superamento  della personalizzazione rappresentata nel
simbolo del partito.
Bisogna,
infatti, mirare a  riportare alla
partecipazione alla vita politica e a questo nuovo progetto, oltre a quote
consistenti del discusso centrosinistra, PD, Ingroia, Di Pietro, ecc., quote
consistenti di quel 50% di non votanti che hanno scelto di stare fuori, dopo
che, come noi, hanno rifiutato di partecipare alla deriva dei vecchi
partiti.  Aprire uno spazio praticabile e
credibile, aperto a chiunque voglia 
impegnarsi a rigenerare uno strumento indispensabile, dimostrando che si
può fare buona politica anche nei partiti.
La
lettura dei processi politici che hanno interessato la sinistra italiana in questi ultimi anni, ci indicano che, per un
nuovo percorso  di aggregazione, non si
può  più fare riferimento ad una
improbabile base ideologica, né legarsi ad un 
processo costituente che si articoli su una superata, lacunosa e
frammentaria continuità storica. 
C’è,
quindi, spazio per agire in un campo più vasto di aggregazione, che consideri i
movimenti, le associazioni, i singoli cittadini, avendo consapevolezza che la
democrazia si può praticare in modo trasparente 
e libero, che si può costruire un partito in cui minoranza e maggioranza
non siano “stati patologici cronici”, ma momenti di una dinamica democratica in
continua evoluzione che privilegia i temi politici, non l’appartenenza ad un
gruppo, una corrente  o ad un capo, che
deve accreditarsi quote,  frazionarie, di
potere.
La difesa della
Costituzione indicata come “via maestra” per rimettere insieme la sinistra può
rappresentare un buon viatico, perché in essa sono contenuti i valori in cui
crediamo.
Noi pensiamo che
sia possibile sviluppare una risposta alternativa, “di Sinistra”  alla fallimentare scivolata  neoliberista della globalizzazione.
All’introduzione dell’euro, non ha fatto seguito l’unione politica dell’Europa,
questo è un limite che ha  determinato,
nella fase di crisi, una competitività tra le nazioni appartenenti alla
comunità europea che va superata, rilanciando la costruzione di una nuova fase
costituente continentale.
Questa Europa delle
nazioni, degli interessi corporativi, delle rendite di posizione degli stati
forti sui deboli, abbinati alla mancata armonizzazione delle politiche fiscali,
finanziarie e sociali, sta generando squilibri e risentimenti popolari che
stanno pericolosamente ingrossando le fila dei partiti populisti, para-fascisti
e anti-europei.
La ‘Strada Giusta’
è quindi anche quella di una sempre più consistente spinta verso l’integrazione
europea, dove sia garantita la dignità di ogni popolo e di ogni singola persona
sostenendo e garantendo in ogni paese, 
la promozione sociale, i diritti dei cittadini e dei lavoratori,
l’accoglienza dei flussi migratori, la  difesa
dell’ambiente e della salute. Dove, sull’esempio dei paesi federali, qualsiasi
stato dell’Unione non sia lasciato al suo destino, e le sue popolazioni non
siano mortificate da inapplicabili misure di rigore oltre ogni limite di
sopportazione. 
Il prossimo appuntamento
elettorale riguarda proprio il Parlamento Europeo ed è nella nostra
collocazione nel Partito del Socialismo Europeo la prospettiva della nuova
sinistra italiana.
E’
tempo  di prendere coscienza
dell’evidente difficoltà di un sistema economico e politico nazionale e
internazionale che si è rivelato fragile ed inadeguato, eccessivamente soggetto
a  fattori speculativi ed emotivi, quindi
incoerente e manipolabile. 
Il capitalismo e le sue mutazioni, posto
come base ideologica dei nostri tempi, è imploso, ha mistificato il suo
fallimento confondendone gli esiti con la ineluttabilità della
globalizzazione,  una parola  che è servita per giustificare
l’inadeguatezza della politica  nei
confronti di un mercato sempre meno reale e sempre più finanziario.  Ma oggi 
sono già in campo, sul piano culturale ed economico,  ipotesi alternative che hanno bisogno del
necessario supporto politico  per
attivare l’elaborazione di un progetto diverso
Esiste,
ad esempio, un avviato sistema di monitoraggio della attività economico-
sociale  che ha come riferimento  parametri diversi da quelli relativi  al  PIL
( prodotto interno lordo) o  dell’
andamento dello  spread.  Il profitto fine a se stesso non può più
essere  la misura della crescita della
civiltà del terzo millennio. Nel 2013 è uscito il primo rapporto sul BES
(Benessere Equo e Solidale) che si inquadra in un  articolato di dodici punti nodali su cui si
basa una nuova valutazione dell’apporto socio economico e politico della nostra
civiltà.  “Il progetto per misurare il benessere equo e sostenibile – nato da un’iniziativa del Cnel e
dell’Istat – si contestualizza  nel
dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Pil”, stimolato dalla
convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non
debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale,
corredati da misure di uguaglianza di opportunità e sostenibilità.”
Il rapporto 
“BES”  è  quindi una base scientifica che
contribuisce  a definire che cosa conta
davvero  per l’Italia, partendo dai
bisogni reali dei cittadini e rendendo concreta la possibilità di superare gli
attuali parametri, che altro non sono che misuratori del profitto in modo
indiscriminato ed egoistico.
Organizzazione
Abbiamo condiviso e
sostenuto, come partito, in ipocrito anonimato, la manifestazione in difesa
della Costituzione , “La Via Maestra” , quindi, 
l’assunto costituzionale che conferisce ai Partiti la funzione di
strumento per l’attuazione del principio democratico e della sovranità popolare,
affermando che i cittadini hanno il diritto “di associarsi liberamente in
partiti per concorrere a determinare con metodo democratico la politica
nazionale”. Coerentemente con questo assunto, e riconoscendo, per quanto ci si
possa camuffare, in questi tempi di anti-politica, la necessità dei partiti di
essere comunque il veicolo dell’azione politica, nell’agenda del prossimo
congresso  bisognerà inserire il tema di
come si riorganizza Sinistra Ecologia e Libertà, come partito meno evanescente
di quello fino ad oggi percepito da simpatizzanti e aderenti. 
In
provincia di Caserta, più che in altri territori, il tema della organizzazione
ha inciso negativamente. Sia l’ultima tornata elettorale delle  amministrative del maggio 2013, sia il
precedente turno delle elezioni politiche si sono chiuse senza entusiasmare,
confermando le difficoltà evidenziatesi già nella rabberciata impostazione data
alla partecipazione alle primarie. Al tema della organizzazione, va anche
ricondotta, indirettamente, la totale assenza di Sinistra Ecologia e Libertà
della provincia di Caserta, in tutta la filiera istituzionale, (Provincia,
Regione, Parlamento). Un tema già posto, ma irrisolto,  che marginalizza il partito casertano anche
sulle tematiche che hanno  ricadute
specifiche sul suo territorio, come la questione ambientale, legate
all’inquinamento dei suoli e  della  cosi detta “Terra dei Fuochi”, pur
egregiamente trattati, dai nostri parlamentari, in sede nazionale e regionale.
Ma
il tema delle carenze organizzative, e comunicative,  si ripropone ogni qualvolta il partito si
esprime senza  una forte
caratterizzazione, ci siamo collocati in un limbo che ci priva della necessaria
visibilità anche nei processi di cui siamo promotori.
Veniamo,
alternativamente, catalogati come partito e quindi emarginati nel generalizzato
e irrazionale rifiuto della politica  che
sta attraversando tutti i movimenti e le associazioni e  tendiamo 
a spersonalizzarci nei rapporti con gli altri partiti.  
In
questo congresso,  su queste considerazioni,  Sinistra Ecologia e Libertà  deve dotarsi, sul piano organizzativo, di una
capacità progettuale più efficiente, ponendo rimedio alle difficoltà  che, in qualche caso, pur nascendo su giuste
linee di principio, diventano penalizzanti nella pratica politica.  
Considerata
l’impraticabilità, visto  il sostanziale
fallimento di tutti i tentativi fatti, 
di organizzare un ”partito liquido”, ipoteticamente funzionante solo se
si lega all’obbrobrio di una legge elettorale come il “porcellum”,  vanno trovate misure adeguate a rinforzare e
radicare maggiormente le funzioni delle strutture territoriali, salvaguardando
la logica di dare massima apertura alla partecipazione delle associazioni,
dei  movimenti e dei singoli cittadini. 
Vanno quindi  precisate le funzioni del tesseramento che
non può rimanere  a livello
nazionale,  perché crea distacco tra la
adesione generica alla linea politica nazionale e le specificità dei territori,
e in molti casi nega la possibilità di stabilire un rapporto con gli iscritti,
rendendo difficile la comunicazione, la convocazione e la condivisione delle
iniziative delle attività  e dei
contenuti politici dei circoli sui territori.
Viene
inoltre limitata anche una minima possibilità di finanziamento, pur necessario
per un attività sul territorio.
Ma
vanno rivisti un po’ tutti i temi dell’organizzazione:l’azzeramento delle
doppie cariche; la funzione dei rappresentanti parlamentari nei territori; la
selezione della classe dirigente, per cui dobbiamo impegnarci in un
rinnovamento che non sia banalmente anagrafico, ma che risponda a
oggettive  valutazioni  di meriti e 
fallimenti, in una dinamica continua che impedisca il consolidarsi di
posizioni di potere e  promuova la
formazione di sempre nuove classi dirigenti, fatte da giovani, a cui va
garantita la possibilità di maturare le giuste esperienze per una corretta
crescita politica; la decodificazione di un rapporto con le associazioni e i
movimenti che ancora ci identificano, sopportandoci a fatica, come controparte,
perché siamo  accumunati nel generico e
irrazionale rifiuto dei partiti e del distacco dalla politica. 
In
conclusione l’auspicio è che questo partito, arrivato dopo soli tre anni dalla
sua costituzione ad avere una rappresentanza istituzionale, possa essere
percepito come una realtà diversa dalle vecchie nomenclature politiche che
hanno fatto fallire questo paese, ed in grado di proporre i valori di una
sinistra che, in Italia come altrove, trova difficoltà ad affermarsi come
classe dirigente. Valori che sono quelli della solidarietà sociale, della
eguaglianza delle opportunità, del benessere diffuso, della dignità del lavoro,
della politica come servizio alla collettività e della preservazione
dell’ambiente.
Sinistra Ecologia e Libertà,  circolo 
P.Neruda Caserta
Facebook  - selcaserta
 

 
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